/VISITA HANGAR BICOCCA E OSART GALLERY

Urbs Picta ha proposto ai propri soci una visita guidata presso la mostra “Igloo” dedicata alle opere di Mario Merz offerta dalla Pirelli Hangar Bicocca di Milano, e “Gina Pane dalle collezioni italiane. Opere dal 1968 al 1988” all’ Osart Gallery Milano.ù

Accompagnatori: Jessica Bianchera e Manuel Marini

/MARIO MERZ. IGLOO
Pirelli Hangar Bicocca | Via Chiese 2, 20126 Milano
La mostra “Igloos” pone lo spettatore al centro di una collezione di oltre trenta opere tra le più iconiche di Mario Merz (Milano, 1925-2003), figura emblematica dell’arte povera del secondo dopoguerra.
L’ambizioso progetto espositivo, curato da Vicente Todolí con la collaborazione della Fondazione Merz di Torino, si espande nelle Navate di Pirelli Hangar Bicocca in un villaggio di Igloo diversi tra loro per forme e materiali.
Mario Merz, indaga e rappresenta i processi di trasformazione della natura e della vita umana. Per l’artista il concetto di casa si sintetizza nell’igloo, (indicato anche con altri termini come ventre, tenda o capanna) la cui forma è metafora dell'habitat ideale, del rapporto tra uomo-natura, ed è visivamente riconducibile alle primordiali abitazioni dei nomadi ma al contempo agli attuali flussi migratori.
Queste opere si costituiscono da materiali di uso comune, come argilla, vetro, pietre, juta, acciaio, spesso appoggiati o incastrati tra loro in modo instabile su una struttura semisferica di metallo, il cui processo di astrazione supera i confini tra interno ed esteno, ridefinendo l’idea di spazio, la relazione tra pittura e scultura, tra individuo e società, arte e vita.

Mario Merz, “Igloos”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2018. Courtesy Pirelli HangarBicocca, Milano  Foto: Renato Ghiazza © Mario Merz, by SIAE 2018
/GINA PANE DALLE COLLEZIONI ITALIANE. Opere dal 1968 al 1988
Osart Gallery | Corso Plebisciti 12, 20129 Milano
Gina Pane (Biarritz, 1939 – Parigi, 1990), riconosciuta come una delle maggiori esponenti della Body Art, è la protagonista della retrospettiva a cura di Valerio Dehò presso O

sart Gallery in cui si racconta la poetica dell'artista italo-francese attraverso una selezione di opere, prodotte tra il 1968 e il 1988. La mostra segue un percorso cronologico, e si compone di “constatazioni”, ovvero sequenze fotografiche che documentano alcune tra le Azioni più celebri di Gina Pane, e di “Partizioni”, ovvero installazioni a parete che spesso recano anche parzialmente tracce di opere precedenti delle stesse Azioni.

Tra le prime constatazioni, Pierres déplacées [Pietre spostate] (1968): una sequenza fotografica a colori realizzata nella Valle dell'Orco (Torino), nella quale l’artista raccoglie piccole pietre dalle caratteristiche ben precise (“esposte a nord, ricoperte di muschio, incastrate dentro una terra umida” ) per spostarle in un luogo orientato verso sud.
A seguire opere come Pierres déplacées [Pietre spostate] (1968), Action mélancolique 2x2x2 (1974) e Action Psyché (Essai) (1974-1975), L'Action Psyché (Essai) [Azione Psiche (Prova)] (1973/74) .
Dal 1981 l’artista abbandona il ciclo delle Azioni e i limiti fisici del corpo, per dedicarsi alle Partizioni tra cui: Le Son de F. L'homme indien en prière (version 3) [Il suono di F. L'uomo indiano in preghiera (versione 3)] (1986-88). Il titolo fa riferimento a San Francesco, figura alla quale dedica diverse opere perché affascinata dalla povertà del santo di Assisi, e dalla sua visione della fede come dura disciplina.



Quest'opera si compone di sette pannelli in rame e ferro, che recano incisioni simboliche anche della religione Buddhista o induista. La geometria di tali pannelli ricorda i polittici posti dietro o sopra gli altari delle chiese medioevali, mentre la disposizione a “T” evoca nuovamente la forma della croce.