/ANNA ULIVI
Macrospazio, un'installazione
site specific per Box336.
29-30 settembre 2018
a cura di Silvia Piccoli
Piazza San Zeno
a cura di Silvia Piccoli
Piazza San Zeno
Box336 è un progetto realizzato da un collettivo di associazioni culturali veronesi, nato con lo scopo di creare una forte connessione tra il Veneto e le zone del centro Italia colpite dai terremoti del 2016 e, grazie al fondo ricavato durante l’evento, contribuire alla ricostruzione dei luoghi culturali.
Le forme romaniche della chiesa veronese di San Zeno, dall’alto dei loro quasi dieci secoli di storia, dialogano con la linearità dell’opera nata dall’azione estemporanea di Anna Ulivi, che ha fatto della rapidità esecutiva e dell’improvvisazione i tasselli costitutivi della sua poetica. A metà strada tra l’installazione e l’happening, Macrospazio si presenta come un assemblage di oggetti di varia natura e provenienza, tra i quali siamo invitati a entrare, l’artista concepisce lo spettatore come parte integrante della creazione artistica e si aspetta che questi irrompa nello spazio dell’opera, per esperirlo, toccarlo, sentirlo, modificarlo, viverlo e farlo vivere, immettendolo nel flusso dell’esistenza, in un processo sul quale nessuno ha l’assoluto controllo e nel quale tutti hanno potere di intervento.
Le forme romaniche della chiesa veronese di San Zeno, dall’alto dei loro quasi dieci secoli di storia, dialogano con la linearità dell’opera nata dall’azione estemporanea di Anna Ulivi, che ha fatto della rapidità esecutiva e dell’improvvisazione i tasselli costitutivi della sua poetica. A metà strada tra l’installazione e l’happening, Macrospazio si presenta come un assemblage di oggetti di varia natura e provenienza, tra i quali siamo invitati a entrare, l’artista concepisce lo spettatore come parte integrante della creazione artistica e si aspetta che questi irrompa nello spazio dell’opera, per esperirlo, toccarlo, sentirlo, modificarlo, viverlo e farlo vivere, immettendolo nel flusso dell’esistenza, in un processo sul quale nessuno ha l’assoluto controllo e nel quale tutti hanno potere di intervento.
La riflessione di Anna prende ispirazione da Antoine de Roquentin, protagonista del diario filosofico di La Nausea di Jean Paul Sartre.
L’azione di Anna, pur muovendo da solide basi concettuali, non è determinata da nessuna ferrea progettualità, ma è il caso a giocare un ruolo importante nel processo creativo: il suo sguardo indugia sui relitti che – casualmente – la corrente esistenziale le fa incontrare lungo il cammino, li fotografa, li disegna, li incide, e poi li raccoglie, li smembra e infine li riassembla e li rende partecipi della creazione di esistenza nuova, mai cristallizzata, sempre in divenire. Grazie all’azione degli spettatori, la ricostruzione di uno spazio vitale non è esclusiva dell’artista, ma diventa collettiva, partecipativa, inclusiva, e qui troviamo l’ideale trait d’union con il motivo e lo scopo di Box336: l’opera di Anna è tesa a rimettere insieme i cocci di ciò che il sisma esistenziale aveva devastato, restituendolo alla vita e facendolo diventare parte integrante di uno spazio avvolgente, da vivere senza filtri, facendoci trascinare dal flusso dell’esperienza.
L’azione di Anna, pur muovendo da solide basi concettuali, non è determinata da nessuna ferrea progettualità, ma è il caso a giocare un ruolo importante nel processo creativo: il suo sguardo indugia sui relitti che – casualmente – la corrente esistenziale le fa incontrare lungo il cammino, li fotografa, li disegna, li incide, e poi li raccoglie, li smembra e infine li riassembla e li rende partecipi della creazione di esistenza nuova, mai cristallizzata, sempre in divenire. Grazie all’azione degli spettatori, la ricostruzione di uno spazio vitale non è esclusiva dell’artista, ma diventa collettiva, partecipativa, inclusiva, e qui troviamo l’ideale trait d’union con il motivo e lo scopo di Box336: l’opera di Anna è tesa a rimettere insieme i cocci di ciò che il sisma esistenziale aveva devastato, restituendolo alla vita e facendolo diventare parte integrante di uno spazio avvolgente, da vivere senza filtri, facendoci trascinare dal flusso dell’esperienza.